A Gioia del Colle (Bari) l’antica arte della produzione di barrique rivive in un connubio storico-culturale con il primitivo
a cura di Angelo Loreto giornalista, degustatore e sommelier AIS Puglia
Che ci fanno otto botti di legno, splendidamente decorate, che rotolano per le stradine di un classico centro storico pugliese spinte da braccia forti e atletiche?
No, nessuno è impazzito a causa del gran caldo di queste settimane. È anzi uno dei momenti più affascinanti dell’estate di Gioia del Colle che ormai da quasi un decennio coniuga in questo modo la propria storia, in particolare quella medievale, con uno dei suoi prodotti di punta della terra, vale a dire il primitivo. È il Palio delle Botti, l’evento, giunto alla VII edizione, organizzato dall’omonima associazione, nato nel 2016 con l’obiettivo di promuovere e organizzare manifestazioni culturali, musicali, teatrali e ricreative. Più ampiamente, raccontare la propria terra anche attraverso i propri prodotti, tra i quali appunto il vino. E la propria storia: dagli antichi mestieri alla falconeria, dai cortei ai giochi di strada. Fino a quella che rimanda al mestiere del bottaio. Accadeva infatti durante il Medioevo che gli artigiani che costruivano le botti decidessero di farle rotolare lungo strade accidentate in modo da saggiarne la robustezza. La stessa consegna ai clienti avveniva tramite una sorta di corsa tra i garzoni che facevano a gara a chi giungeva per primo a destinazione.
Come nasce
Secoli fa lo si faceva per lavoro, oggi lo si fa (anche) per divertimento. È così che nasce il palio, la competizione tra otto squadre, ciascuna delle quali abbinata a un’azienda vinicola locale. Con la propria barrique, magnificamente colorata e intarsiata da artisti del posto che poi, insieme a quelli che vengono invitati per l’evento, si ritrovano nella “via dell’arte” ad esporre le proprie creazioni, i propri quadri, i propri lavori. La formula (è previsto anche il trofeo “Piccoli Spingitori Crescono”) ricorda quelle delle gare a motori: prove cronometriche decidono la griglia di partenza, da cui prende poi il via la sfida vera e propria che si svolge all’ombra del castello federiciano che sorge nel cuore del centro storico e lungo l’ampia piazza Plebiscito. Tutti a contendersi il “cencio”, lo stemma, una sorta di gonfalone medievale, che il vincitore conserva fino all’edizione successiva all’interno della cantina vinicola abbinata agli spingitori.
Il trofeo
Domenica il trofeo, in una edizione purtroppo monca del sabato a causa di un improvviso acquazzone, è andato a Tenute Bradascio, giovanissima azienda nata quattro anni fa nell’agro a nord di Gioia, con il podio completato da due aziende storiche come Cantine Polvanera e Tenuta Viglione. Perché Gioia (“cuore” di una DOC che copre 16 Comuni del sud barese) è il primitivo e il primitivo è Gioia. E gli organizzatori non lo hanno dimenticato. Prima, al mattino, organizzando la masterclass “Sfumature di Primitivo”, condotta da Daniele Cernilli (direttore responsabile di DoctorWine), Enzo Scivetti (degustatore e giudice internazionale del vino) e Fabio Casamassima (manager della ristorazione e collaboratore di DoctorWine). Poi, la sera, affidando ai sommelier di AIS Puglia Delegazione Murgia otto banchi di assaggio per altrettante aziende nei quali il vino simbolo di questo territorio è stato raccontato a turisti e wine lover. Tra un calice di primitivo e una botte che rotola via.