Burato Wines: assecondare la natura e valorizzare l’Identità del territorio

“Passione, Armonia e Innovazione: Andrea Burato ci racconta il  viaggio appena cominciato alla scoperta dei vini più rappresentativi della Valpolicella”

di Chiara Martinelli

Di cosa ti occupi e come è nata l’idea di creare un tuo progetto nel mondo del vino? 

<< Mi occupo di diverse attività, ma l’azienda agricola è da sempre la mia passione. Fin da quando ho iniziato a seguire mio padre nella conduzione dei terreni mi entusiasmava l’idea di vinificare, però non riuscivo a percepire l’identità di un “vino mio”, ad immaginarmi un’ espressione del territorio da mettere in bottiglia. Poi l’incontro con Damiano Peroni ha accesso la lampadina. Mi ha dato la possibilità di raccontare un terreno vocato come di quello di Marcellise identificandolo con due cru, quelli piu’ rappresentativi della denominazione: il Valpolicella Superiore e l’Amarone Riserva. Siamo riusciti a  differenziarli attraverso una precisa conduzione in vigna e nella modalità di vinificazione. È da qui è nato Burato Wines >>.

Parliamo del tuo team. Tu e gli enologi, il valore aggiunto di ciascuno e un “modus operandi” che fa la differenza..

<< Sono una persona che in generale ha difficoltà a delegare, ma nel caso di Burato Wines grazie alla sintonia di pensiero con Damiano e Flavio Peroni è stato quasi naturale dividersi i compiti. Io avrei dovuto portare le migliori uve possibili in cantina e loro trasformarle,  con il consiglio di una lunga esperienza alle spalle.  Loro vedono quei piccoli dettagli che rendono un vino identitario di un territorio. Ci confrontiamo su tutto, sapendo che ogni indicazione da entrambe le parti è presa sempre come un passo verso il miglioramento dei nostri vini >>.

Perché la scelta di “dedicare ogni vigneto ad un vino”?

<< In Valpolicella convivono due tecniche distinte per produrre i vini a denominazione: l’appassimento, dove le uve riposano nei fruttai per alcuni mesi e da cui si ottiene l’Amarone, e la “vinificazione in fresco ”, cioè uve raccolte e subito pigiate come accade solitamente nel mondo enoico. C’è però una banale differenza: se l’appassimento conferisce aromi, profumi e struttura al vino, e dove la cosa più importante in vigna è preservare le acidità, per creare eleganza e complessità in un vino ottenuto da uve fresche, si devono ottimizzare le operazioni di potatura verde e diradamento, azioni che si differenziano nei tempi e nei modi da quelle fatte per le uve dell’Amarone. Forme di allevamento, conduzioni e rese dei vigneti sono diverse per i nostri due vini. Da qui la scelta di dedicare degli appezzamenti e condurli nel modo più appropriato rispetto all’obiettivo finale >>.

Valpolicella Superiore e Amarone: work in progress. Ovvero un metodo di produzione che cresce, si sviluppa e trova miglioramenti nel corso del tempo, assecondando la natura (con i suoi cambiamenti climatici) e monitorando i risultati che si ottengono nel calice.

<< Una cosa fondamentale che deve avere un gran vino, oltra alla complessità, è la piacevolezza della beva che si raggiunge solo con un equilibrio tra le durezze e le morbidezze. Nei nostri vini, soprattutto nell’Amarone è fondamentale preservare l’acidità delle uve per equilibrare delle strutture importanti esaltate dall’appassimento. In questi periodi di cambiamento, dovuti all’alternanza caldo siccitoso e pioggia torrenziale, dobbiamo anche noi adattarci e cambiare la modalità di coltivazione e vinificazione. In vigna facciamo interventi che non sono standardizzati ma dipendono dall’andamento climatico, a volte quasi una scommessa di cosa accadrà nel mese successivo. In cantina vinifichiamo corvina e corvinone separatamente, per poi unirli in percentuali variabili di anno in anno in base all’andamento stagionale ed ai parametri dei vini >>.

Sostenibilità: la stai praticando sia con il recupero della location storica, oggi sede dell’azienda, sia con la conduzione del vigneto. Qual’è la tua riflessione su questo tema urgente?

<< Se cerchiamo la definizione di sostenibilità troviamo “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. Sembra qualcosa di nuovo ma alla fine è la (ri)scoperta che non bisogna andare contro natura. Le coltivazioni intensive, l’uso di fertilizzanti e agrofarmaci e la monocultura, sono contro non solo il preservamento dell’ambiente ma al concetto stesso di qualità. Quindi che ci si arrivi per amor del posto dove viviamo o per volontà di ottenere il miglior prodotto possibile , l’obiettivo finale è di capire ed assecondare la biodiversità della nostra terra. In generale lo stesso concetto si può applicare ad ogni attività umana, come al restauro dell’edificio sede dell’azienda: poter preservare e valorizzare un manufatto del XIV secolo significa tramandare conoscenza e bellezza alle generazioni future >>.

 Progetti a breve? 

<< Uno mi sta girando in testa da qualche tempo, ma avrebbe tempi di realizzazione oltre i 10 anni, per ora è meglio non parlarne e concentrarsi sul Valpolicella Superiore ed Amarone >>.

 C’è una frase che ti piacerebbe sentirti dire dopo un sorso del tuo vino?

<< “Non ho mai bevuto un Valpolicella così!”, non nel senso che sia il migliore, concetto alquanto difficile da associare ad un vino visto che è soggettivo e dipendente dal momento, ma in quanto a conferma della rappresentatività del territorio, della timbrica unica che ogni vino dovrebbe avere essendo l’espressione della zona in cui è coltivato. L’esperto, l’appassionato è colui che riesce a riconoscere questi dettagli e comprendere la filosofia del produttore>>.

L’ultima curiosità sulla tua affermazione: “io non ho fatto niente”…

<< In questa frase è espressa l’idea che ha dato inizio al progetto: un grande vino è l’espressione del territorio dove è prodotto, frutto dell’attenta selezione delle parcelle migliori, per composizione del suolo ed esposizione, delle forme di allevamento e del vitigno, dove l’uomo dovrebbe limitare il più possibile le azioni, solo dettare i tempi di coltivazione, produzione ed affinamento. Io non ho fatto niente, forse sarebbe stato più corretto dire “poco”, perché ho solo assecondato la natura  ed il tempo, ed avuto la fortuna che mio nonno si stabilisse a Marcellise quasi un secolo fa >>.

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