“Non si impone alla natura, la si ascolta” – Marco Tait vignaiolo di Ampeleia ci svela la realtà viticola dove natura e vino camminano insieme
di Chiara Martinelli
L’Alta Maremma è una terra capace di sorprenderti, soprattutto se l’idea che hai di questa parte di Toscana è ancora erroneamente associata a quella che un tempo fu una palude selvaggia, poi trasformata nella vasta pianura che conosciamo oggi, un tavoliere che si estende a perdita d’occhio fino alla costa grossetana.
Qui siamo in un altro mondo, sospeso tra il mare e le colline, la sola Roccatederighi si trova a 538 msl e tutto l’incanto di questo microcosmo lo si scorge quando alzi lo sguardo e intravedi l’Isola del Giglio che ti pare quasi di toccare.
Ecco perchè nel 2002 Giovanni Podini, Elisabetta Foradori e Thomas Widmann rimasero abbagliati dall’unicità del luogo. Tre amici che puntigliosamente avevano passato al vaglio tante aree della Toscana, trovarono finalmente l’habitat ideale per avviare il loro ambizioso progetto. Oggi l’azienda appartiene alla Podini Holding, mentre Elisabetta Foradori continua ad essere una preziosa presenza nelle vesti di consulente.
Tra una vegetazione rigogliosa e selvaggia, salendo di quota, fitta di alberi di castagno e squarci panoramici, nasce una realtà vitivinicola che sfida le convenzioni.
Ampeleia, è incastonata tra borghi medievali e boschi della zona, è molto più di una semplice cantina, è un organismo vivente, un equilibrio perfetto tra uomo e natura.
Il pensiero corre alle viti, capisci subito che si nutrono di un terreno ricco di storia e minerali, di un microclima unico, fresco e temperato, che andrà inevitabilmente ad influenzare ed esaltare l’identità di ogni uva.
Ampeleia però non nasce con la sola idea di produrre vino, bensì di dar vita ad un concetto del “fare agricoltura” che rompesse gli schemi della tradizione toscana, facendo esprimere il territorio e le persone che lo vivono, in modo nuovo e libero. Fiducia, rispetto e collaborazione, si applicano sia alla natura che alle risorse umane. È l’etica che accomuna le anime gentili di Ampeleia e lo si recepisce man mano che ci si addentra nel vivo del suo mondo.
Nel 2009, l’azienda che era già a conduzione biologica, ha iniziato a sperimentare i primi preparati, per poi passare nel 2012 alla gestione completa in biodinamico.
“Un processo graduale che si è sviluppato in maniera del tutto spontanea” racconta Marco Tait, vignaiolo dell’azienda. “La biodinamica non si impone, è un percorso che trasforma te e i tuoi terreni, è un sentire diverso, un approccio alla natura che va oltre la semplice agricoltura.” Marco aveva ventidue anni quando è arrivato in Ampeleia, giovanissimo, come lo sono quasi tutti i ragazzi che oggi fanno parte del team.
“È il metodo agricolo più valido per lasciare i terreni fertili a chi verrà dopo di noi: il biologico li mantiene, il biodinamico ha uno step in più. Fertilità del suolo significa benessere per le piante, per chi ci lavora e per chi consuma il prodotto finale”. Marco Tait è la voce gentile che ci accompagna insieme a Giulia (giovanissima come lo era Marco quando si è trasferito qui, responsabile della comunicazione, è lei a narrarci gli esordi di Ampeleia ) durante la visita ai vigneti attigui, in cantina, fino alla sala degustazione.
Da questo breve ed iniziale scambio di battute entriamo in “casa Ampeleia”. Tutto ciò che vedremo, assaggeremo e toccheremo, acquisterà una prospettiva diversa.
Ampeleia conta 35 ettari vitati, 120 di proprietà, il resto è costituito da bosco e seminativi, distribuiti tra diverse altitudini e microclimi. Una pluralità di ambienti e sistemi ecologici che Marco Tait definisce “organismo agricolo”.
PASSEGGIANDO NELLE VIGNE SCOPRIAMO VITIGNI CULT …
Per tutta la durata della nostra passeggiata siamo stati scortati da guardie del corpo speciali…
Il Cabernet Franc insieme al Merlot erano preesistenti, l’Alicante Nero, vitigno toscano di cui abbiamo testimonianze scritte risalenti al 1500, la cosiddetta Grenache è stato impiantato nella vigna La Pieve quella più lontana. La Rocca è l’area vitata a due passi dalla sede, situate tra i 500 e i 600 metri d’altitudine, ed è qua che incontriamo una vigna di Merlot vecchia di 30 anni, mentre più a sud scopriamo il regno del Cabernet Franc, vero principe di Ampeleia e ancora più avanti la Vigna dell’Asino, con piante più giovani, un terreno ricco d’argilla e rocce calcaree di galestro. Passeggiando tra le vigne Marco si sofferma sulla complessità geologica di tutta la zona. Le parcelle sono divise non solo per altitudine, ma per la diversa presenza di puddinghe, di ferro e di argilla, caratteristiche che conferiscono ai vini sfumature identitarie straordinarie.
Gli altri vitigni a bacca rossa sono il Carignano, il Mourvèdre e pochissimo Sangiovese, (d’altronde lo abbiamo detto sin dall’inizio che per Ampeleia la sfida è il Cabernet Franc e non la tradizione toscana del Sangiovese), mentre i vitigni a bacca bianca coplantati, sono il Trebbiano, la Malvasia e l’Ansonica.
GLI ASSAGGI IN CANTINA
Il nostro percorso continua risalendo fino alla cantina, luogo di quieta operosità a conferma di ciò che asserisce il nostro vignaiolo: – “la cantina per me è un ambiente pratico, pulito, in cui si deve lavorare bene”. Qui le fermentazioni spontanee prendono vita senza l’aggiunta di nutrienti, nelle vasche di cemento, un materiale acquistato grezzo privo di resine, un processo che riflette l’essenza di Ampeleia: interpretare senza trasformare, lasciando che il vino segua il suo corso naturale.
“Ogni vasca ha la sua storia” continua Marco, “ogni fermentazione riflette ciò che accade in vigna; ogni annata è una sfida nuova. Non ci sono regole fisse, devi resettare tutto e lasciarti guidare dalle piante. Il mio mantra? Sapere di non sapere…”.
Tra i vari assaggi c’è il Rosato di Ampeleia 2024 (la semplicità e la chiarezza sono anche nei nomi dei vini), nel cui mosto di uve Carignano vengono lasciati in infusione fino a 10-15 giorni, grappoli interi di Alicante Nero, in questo caso raccolti il 22 di agosto. Questo vitigno spiega Marco, ha una funzione solo fisica, conferisce al vino la parte “gentile” e delicata dell’ estrazione ma anche quella aromatica, propria dell’Alicante. Il colore è quello del Carignano pressato, un bel rosa, seppure ancora tendente al tenue.
Le uve provengono dalla Pieve, una vigna che dista 25 km, situata a 320 metri di altezza, con terreni più sciolti rispetto a quelli in cui ci troviamo.
LA PIEVE E IL TERROIR
Nella vigna La Pieve, la varietà dei suoli è un elemento chiave che conferisce unicità ai vini di Ampeleia. La parcellizzazione in dieci zone, rappresentata nell’immagine, evidenzia la presenza di “puddinghe” e il ruolo del ferro. La matrice del suolo è omogenea, ma ciò che varia è la profondità a cui si trovano i ciottoli: nelle parcelle come P1 e P6, le puddinghe affiorano in superficie, mentre in altre, come P8, si trovano più in profondità, a circa 30 cm. I colori intensi del terreno, visibili nell’immagine, oscillano tra toni più rossi e arancioni, indicativi di un’elevata concentrazione di ferro, che arricchisce il suolo di queste sfumature calde. Ogni parcella viene gestita con la stessa cura, ma l’uva raccolta separatamente viene vinificata singolarmente, preservando le caratteristiche uniche di ogni microzona, per riflettere al meglio la complessità geologica e minerale del terroir.
La parcellizzazione del suolo de La Pieve, la vigna in cui L’Alicante Nero ha trovato il suo habitat
LA DEGUSTAZIONE
Ci sediamo attorno alla tavola e inizia il nostro viaggio dei sensi: anche la piccola brochure che illustra i vini che degusteremo rispecchia la semplicità, ti mette a proprio agio. C’è un’atmosfera di familiarità, interrotta dalla gradevole presenza di nuove persone che lavorano in Ampeleia, come le simpatiche cuoche che ci salutano facendo capolino dalla cucina.
UNLITRO, la bellezza di un vino semplice, genuino che nasce da valori agricoli condivisi.
Si parte con Unlitro 2023, perchè si dice che mettere in tavola un fiasco da un litro sia un’abitudine e una tradizione antica, simbolo di convivialità. E lo si apprezzo molto..
Si tratta di un blend di uve, Alicante Nero, Carignano, Mourvèdre, Sangiovese e Alicante Bouschet. Colpisce subito il frutto, la freschezza e la bevibilità, elementi sostenuti da una gradazione alcolica contenuta (12%), per cui risulta leggero e facile da approcciare. Le uve, provenienti dalle vigne più giovani e vicine al mare, vengono macerate sulle bucce per soli 2-3 giorni, donando al vino una trama morbida e piacevolmente tannica. Il sorso è agile, fresco e dinamico, perfetto per una beva spensierata ma non banale. Con il tempo svilupperà ancor più alcune note speziate che già si profilano al naso.
Questo vino in versione “over size” è l’espressione più gentile e immediata della filosofia di Ampeleia perchè è frutto della forza di coesione tra i produttori della zona che credono nel progetto Ampeleia e nello sviluppo di un metodo Bio. Marco Tait li accompagna nella conduzione del vigneto e nella condivisione di esperienza e di valori.
Il ROSATO AMPELEIA 2022, una rivelazione che ha trovato consenso sin dall’assaggio in vasca con la 2024.
Nato dalle uve Carignano e Alicante Nero, questo vino è il frutto di un’infusione che dura circa 10-15 giorni (20% di grappoli interi di Alicante) e regala un colore tenue ma luminoso, quasi trasparente, dovuto alla presenza di sabbia (rara in altri terreni) nel vigneto. La prima annata prodotta risale al 2019, ma nella 2022 al naso le note di frutta rossa, come fragoline di bosco e ciliegie sono più accentuate. In bocca, la sua delicatezza si esprime con un’acidità vibrante.
BIANCO DI AMPELEIA 2022, dalla diversità può nascere un vino
Il Trebbiano, la Malvasia e l’Ansonica, coltivati insieme riescono a dare vita a un bianco sorprendentemente strutturato. I profumi floreali si alternano a note di agrumi e frutta a polpa gialla quasi tropicale, con piacevoli note di camomilla e timo. La bocca si chiude con una bella acidità, sostenuta da una sapidità che invita a berne (con soddisfazione) un altro calice.
ALICANTE NERO 2022, un vitigno espiantato, riportato in auge dal 2023
Questo vino ci riporta a La Pieve, la vigna più lontana lo ricordiamo, caratterizzata da terreni argillosi. E sono la profondità e il calore che riflettendo il legame profondo con questo suolo sapientemente parcellizato. La prima annata risale al 2013 e fa riferimento alla parcella n. 8..
Dieci mesi in vasche di cemento più affinamento in bottiglia, per un vino che si manifesta fin dal primo sorso elegante, leggero, delicato. Torna alla vita, o meglio alla vite, una varietà autoctona dell’Alta Maremma che era stata quasi dimenticata.
CABERNET FRANC 2023 e AMPELEIA 2021 rappresentano l’essenza più pura di questa cantina e tutta la passione per il Cabernet Franc (ma per errore e, ne siamo contenti, degustiamo anche il Cabernet Franc 2022!)
CABERNET FRANC 2023
Con il suo carattere deciso e le note di frutti di bosco, erbe aromatiche e una leggera affumicatura, mostra tutta la freschezza del territorio di Roccatederighi, tanta argilla nei suoli regala acidità e un tannino più marcato.
AMPELEIA 2021, è il vino che porta il nome dell’azienda
Proviene dalle vigne più vecchie dove è presente più calcare. È potente e raffinato, capace di esprimere la complessità del terroir con eleganza e profondità. Colpiscono le note balsamiche, ritornano freschezza e acidità.
Chiude la degustazione EMPATIA 2019, la cui vigna stava per essere estirpata e invece..
È la vigna più vecchia che abbiamo incontrato appena arrivati, coltivata interamente a Merlot e il vino che abbiamo in degustazione è addirittura imbottigliato in formato magnum. La risposta al nostro stupore è che incarna appieno la filosofia biodinamica e il legame tra uomo e natura. Ampeleia ha lasciato che questa vigna esprimesse tutto il suo potenziale in un vino e ha avuto un risultato molto interessante. È entrata perfettamente in empatia con la vigna e il vino ha dimostrato una sua grande struttura, persistente al palato, lasciando una traccia profonda e indimenticabile.