Parlare di Whisky significa parlare delle due nazioni che hanno dato i natali a questo distillato, tra i più apprezzati al mondo, ovvero la Scozia e l’Irlanda.
Da queste due nazioni derivano anche le due dizioni diffuse, Whisky utilizzato in Scozia (ed in Giappone e Canada per esempio) e Whiskey, utilizzato in Irlanda (e America).
Difficile risalire a chi per primo cominci produrlo. Facilmente furono gli ordini monastici ad introdurre la distillazione, prima in Irlanda e poi nella Scozia occidentale. Quando Enrico VIII chiuse i luoghi di culto, molti monaci divennero birrai e distillatori, sviluppando il mercato britannico degli alcolici.
L’Irlanda può vantare la più antica distilleria con licenza (Bushmills, 1608), mentre in Scozia si introdusse velocemente nelle campagne tra fittavoli e proprietario terrieri, utilizzata come bevanda ma anche come moneta di
scambio.
Una delle cause delle risurrezioni giacobite del XVII e XVIII secolo fu la campagna contro la tassa sul malto. Dopo il massacro di Culloden, nel 1746, molti Scozzesi se ne andarono, portando l’arte della distillazione ai quattro
angoli del mondo. Coì come irlandesi e gallesi andati via dalla patria dal movimento della Temperanza.
La Scozia divenne probabilmente leader nel settore nell’arco di cinquant’anni, prima in Inghilterra, poi nell’Impero ed infine nel mondo, tra il 1825 ed il 1875. Una serie di concomitanze: Rivoluzione industriale, le ferrovie arrivate in Scozia, la fillossera che distrusse gran parte del patrimonio viticolo europeo, lo sviluppo della distillazione continua.
Diventa difficile oggi dare una differenza netta tra i due, considerando anche le differenti zone di produzione di Whisky scozzese, nonché le differenti tipologie di produzione, soprattutto oggi che gli Whisky Irlandesi non cercano
più solamente eleganza e facilità di beva con una tripla distillazione, ma
utilizzando il classico Pot Still con una doppia distillazione acquistano ancor più
personalità.